Industrial business services

Transfer a tavola rotante Made in China?

Rotary Transfer Made in China https://youtu.be/o_AGK167FoM

La storia delle macchine transfer rotante è senza dubbio radicata nella provincia di Brescia. Fino alla fine degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000, c’erano produttori sparsi in Europa e in America, ma negli ultimi 10-15 anni, la provincia di Brescia ha avuto un quasi monopolio in questo settore.

Un nuovo elemento si aggiunge al panorama mondiale, I produttori di Transfer Made in China. Numeri e velocità di crescita non possono essere lasciati al caso, vanno presi in considerazione, tanto più in questo momento in cui i mercati sono in grave difficoltà e subiranno cambiamenti probabili e imprevedibili.

Con la crescita della Cina, anche i mercati intermedi sono cresciuti, la produzione di macchine utensili cinesi sta rapidamente avanzando nella tecnologia e questo eroderà la quota di mercato per europei e americani.

Dallo sviluppo, iniziato nel 1950, di macchine che erano proiettate all’efficienza produttiva di pochissimi e inflessibili prodotti, fino ad oggi dove i produttori continuano nella frenetica ricerca di aumentare le prestazioni CTE, il settore ha visto crescere pochissime newco, in pratica è un settore nelle mani di una manciata di famiglie che hanno tramandato l’attività per 60 anni e più.
(C – tempo ciclo e affidabilità produttiva T – tolleranze e affidabilità del sistema E – efficienza)

Mantenere questi 3 fattori a valori molto elevati richiede un continuo e proporzionale incremento della ricerca e sviluppo, funzione ormai svolta da figure altamente specializzate con strumenti altamente sofisticati. Il tutto accompagnato dai costi relativamente elevati.

Oggi le macchine Transfer sono sistemi complessi che non sono più gestibili da operai specializzati, gli operatori delle macchine moderne sono tecnici con competenze specifiche e necessitano di una lunga formazione prima di poter operare in autonomia.

In pratica, il progresso tecnologico ha portato le macchine moderne ad avere elevate efficienze produttive ma con investimenti e rischi altrettanto elevati. Ci sono settori, ancora ben ancorati al tessuto industriale europeo, che richiedono e mantengono la produzione di pezzi con volumi elevati e richieste tecniche di basso livello (tolleranze non critiche).

Una considerazione fatta sulla vita media di queste macchine e impianti, non è raro che 35-40 anni prima di una dignitosa cerimonia di “fine vita”, una cerimonia che spesso si traduce in un rifacimento delle parti essenziali e con una buona mano di vernice tornare ad essere e di nuovo produttivi.
A quale costo?

Per soddisfare le esigenze del mercato con macchine “entry-level” o per la produzione di raccordi o rubinetteria, esistono due alternative, Il mercato delle macchine “usate” o “ricondizionate”, però, con limiti dovuti alla poca flessibilità che le macchine degli anni ’70 avevano -80 e 90, quindi non è facile avere macchine adatte alle esigenze, o nuove macchine costruite su ordinazione; ai costi correnti, una tipica macchina per rubinetteria nuova richiede un investimento che supera i 450.000/500.000 euro per macchine idrauliche senza molti fronzoli.

Rimanendo in questo segmento di mercato ci sono poche alternative, o macchine ricondizionate se si trovano nuove macchine entry-level.
Ad oggi il mercato non ha lasciato spazio ad altri operatori che vorrebbero entrare per competere su un terreno molto esigente e ben servito in termini di assistenza e supporto tecnico.

Cosa impedisce l’utilizzo di macchine Made in China con tecnologie acquisite dall’Italia, con le certificazioni necessarie per gli standard in uso, con l’assistenza in Italia della casa madre?

In dieci anni, i produttori cinesi sono passati dal non avere industrie dedicate a questo settore ad oggi con una produzione nazionale di circa 400 macchine all’anno. È inevitabile che il processo di avanzamento della tecnologia applicata alle macchine cinesi non si fermi, come reagiranno i mercati del vecchio continente e degli Stati Uniti?

E se i cinesi venissero a vendere nuove macchine realizzate su ordinazione consegnate in 5-6 mesi a un terzo del costo delle macchine entry-level italiane?

Non è una prospettiva utopica, soprattutto in vista di una generale richiesta di macchine a minor costo che è prevista nel prossimo futuro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.